Stranimondi 2023
Si è da poco conclusa l’edizione 2023 di Stranimondi, la fiera dedicata alla fantascienza, all’horror, al weird e alla narrativa fantastica in genere.
Come le edizioni passate, è stata l’occasione per incontrare molti nomi noti e meno noti del panorama e scambiarsi opinioni, suggerimenti e consigli. Quest’anno mi sono dedicato a diversi panel, visitando gli stand degli editori (in particolare EdiKit e Nero Press) fra un appuntamento e l’altro.
Sabato mattina ho iniziato con la presentazione di “La cattedrale di sabbia”, romanzo di Leonardo Patrignani incentrato sul tema dell’affidabilità dei ricordi e ambientato in una Milano futura. Chi ha letto il mio ciclo dei Dumpire potrà ben capire perché questi temi mi siano cari.
Avrei voluto seguire la presentazione di “Seidmadur lo sciamano” di Maddalena Marcarini, edito dalla giovane casa editrice Agenzia Alcatraz della quale ho molto apprezzato altre pubblicazioni. Purtroppo non è stato possibile per il rapido esauristi dei posti in sala. Buon per loro!
Alle 16:30 mi sono goduto finché possibile il panel “Cervelli umani vs. reti neurali” dove si è disquisito dello stato dell’arte nel campo dell’IA e si è illustrato l’uso di strumenti come ChatGPT in aiuto alla scrittura.
La tesi sostenuta è che mantenendo appannaggio umano la fase creativa e di pianificazione, gli strumenti IA sono comodi per la bassa manovalanza, come mettere un testo tutto al futuro invece che al presente, oppure volgerlo dalla prima alla terza persona. Forse proverò per il gusto di vedere che effetto fa, ma l’idea che il mio lavoro possa essere anche solo marginalmente svolto da una IA mi disturba in modo inesorabile.
Non ho potuto completare il panel per via della sovrapposizione con il momendo dedicato a Kipple Officina Libraria che, fra diverse sorprendenti novitè ha presentato anche l’antologia “Sogni e rivoluzioni” dedicata a Valerio Evangelisti, alla quale ho contribuito anch’io.
Kipple è senza dubbio una casa editrice da seguire, così come merita attenzione Lettere Elettriche, che ha presentato le proprie proposte in ambito fantastico con le parole di un inesauribile Vittorio Cirino e di Federica Soprani della quale ho enorme stima come narratrice (se non avete mai letto Victorian Vigilante fatevi questo favore, è stupendo).
La giornata di sabato si è conclusa con una cena fra editori e scrittori, trascorsa a ragionare su pregi e difetti delle più popolari serie televisive degli ultimi… diciamo cinquant’anni.
Quella di domenica invece inizia con la presentazione del saggio Laura Coci intitolato Fantascienza, un genere (femminile) e della riedizione del romanzo Strega di sera bel tempo si spera di Daniela Piegai e Nicoletta Vallorani. Tirata d’orecchie per Delos che non ha copie a sufficienza del romanzo e costringe me (e chissà quanti altri) ad acquistarlo on-line. L’antologie invece l’avrei comunque comprata in formato digitale, più comodo anche per consultazione e ricerche.
Alle 14:30 ho seguito il panel di Nicoletta Vallorani che ha preso la forma di una riflessione autocritica sul mondo della fantascienza. Dopo aver citato Vonnegut, che ai suoi tempi descrisse la sci-fi come un circolo di iniziati che si ritrovano compiaciuti fra simili per non confrontarsi con l’esterno, Vallorani si pone una domanda: per fare il prossimo passo, non è forse necessario abbattere i recinti di genere, darsi come obiettivo la scrittura di fantascienza di livello stilistico e narrativo paragonabile ai migliori romanzi di qualsiasi genere e costringere così il resto del mercato a desistere dal ghettizzare la fantascienza, salvo poi introdurne qualche elemento di soppiatto nei titoli più mainstream?
Rapito da queste riflessioni di Vallorani, mi sono prenotato al suo Kaffeeklatsch, un poco combattuto per il solo fatto che andava a sovrapporsi alla presentazione del romanzo La clandestina di Jasmina Tesanovic, autrice femminista, attivista politica e moglie di Bruce Sterling. Capirete quindi la mia gioia nello scoprire che anche loro due si erano prenotati per il medesimo incontro a porte chiuse, insieme a Laura Coci e altri. Ne è scaturita una bellissima conversazione sulla lingua, i suoi usi inclusivi e diversi altri temi che, in ottempreranza alla regola del Kaffeeklatsch, non riporterò.
A fine giornata non è rimasto tempo per molto altro oltre ai saluti di rito, Anche per quest’anno Stranimondi è terminato, lasciandosi dietro una preziosa ereditè ereditè di scambio e di entusiasmo che è sempre essenziale in ogni attività sociale, inclusa la narrativa.